I LIMITI SONO SPESSO MENTALI! L'INSEGNAMENTO DI ROGER BANNISTER

Poco più di un mese fa, lo scorso 4 marzo, si è spento a 88 anni Roger Bannister, un mito dell'atletica mondiale. La notizia è passata un po’ in sordina, mentre riteniamo che sia importante ricordare il personaggio che è entrato nella storia dello sport sovvertendo con la forza della volontà e la tenacia mentale ogni convinzione e leggenda della sua epoca.
Ma chi era Roger Bannister e perché la sua storia è così importante per ogni atleta?
Bannister era un atleta mezzofondista britannico che ad Oxford, il 6 maggio del 1954 entrò nella storia dello sport correndo, primo uomo in assoluto, il miglio sotto di 4 minuti. Ma non solo, era uno studente di medicina che lasciò l’atletica per realizzarsi e dedicarsi alla neurologia. Lo vogliamo ricordare in questo post prendendo spunto da alcune sue interviste apparse sui quotidiani e sul web.
La distanza del miglio inglese (che equivale a 1.609 metri e 36 centimetri) ha sempre acceso già dall’800 sfide memorabili, che richiamavano migliaia di tifosi. Negli anni ’40 del secolo scorso, si era creata una leggenda secondo cui il corpo umano non fosse semplicemente in grado di correre il miglio al di sotto di 4 minuti. Un illustre cardiologo di fine ‘800, in una conferenza medico-scientifica, aveva dichiarato che se sottoposto ad uno sforzo eccessivo il cuore poteva, esplodere nel petto” come per esempio, disse,“se un uomo corresse il miglio in meno di 4 minuti”.
Per anni si tentò di abbattere questo muro, ma senza successo. Anche gli atleti e gli esperti iniziarono a convincersi che la leggenda dell’impossibilità per il corpo umano di scendere sotto i 4 minuti nel miglio fosse una realtà.
Bannister studiava neurologia e ben sapeva dell’importanza del cervello nel mantenere lo sforzo e raggiungere un obiettivo apparentemente impossibile: ne utilizzò in pieno le sue facoltà. Utilizzò senza sosta esercizi di visualizzazione (la cosiddetta “imagery”, tecnica di allenamento mentale che lavora mediante produzione volontaria di immagini mentali) per creare un senso di fiducia nella sua mente e nel suo corpo.
In una sua intervista dichiarò: "Il record dello svedese Haegg, 4'01"4, durava da nove anni. E i 4 minuti sul miglio erano le colonne d'Ercole. Tutti erano convinti che fisiologicamente un uomo non ce la potesse fare. Ma io studiavo neurologia e sapevo che per andare al di là l'organo più importante è il cervello".
Ecco come il sito della stampa (www.lastampa.it) racconta il momento del record: “Quando Bannister, stravolto, si tuffò sul traguardo prima di svenire per lo sforzo, allo speaker non servì dare il tempo completo (3’59”4): appena pronunciate le parole: «il tempo è di tre...», la folla letteralmente esplose e si buttò sulla pista per abbracciare quello che immediatamente diventò un eroe nazionale (...) sul New York Times fu paragonato a Jesse Owens, altri lo avvicinarono a Edmund Hillary, lo scalatore neozelandese che l’anno precedente per primo era arrivato in cima all’Everest.”  


L’importanza del record di Bannister, non risiede tanto nell'aver aperto una nuova epoca, ma nel fatto che ha abbattuto un limite che era collettivo e mentale allo stesso tempo, tanto che fu superato di nuovo da Landy soltanto 46 giorni dopo! Ma non finisce qui. Nell’anno successivo, nel 1955, 31 atleti scesero sotto i 4 minuti e nei tre anni a seguire 300 atleti corsero il miglio diversi secondi sotto i 4 minuti. Roger Bannister tolse un limite dalla mente di tutti, rese possibile un accesso alle risorse per superare un limite, molti le avevano già pronte a livello fisico, lui rese l’impresa possibile a livello mentale per tutti, aprì un varco, come lui stesso ha dichiarato: “Ho scardinato una porta invalicabile e ci sono passati tutti. Landy lo portò a 3'58"0. Oggi è di El Guerrouj in 3'43"13. Penso si possa arrivare a 3'30''. Il segreto è sempre quello: l'abilità di tirare fuori quello che non hai o che non sai di avere". 
Cosa ci insegna Bannister? Che nello sport, come nella vita, l’importanza dei luoghi comuni, delle credenze, orienta e limita le nostre menti…spesso in modo inconsapevole. Senza averli richiesti né verificati, i limiti imposti da altri ci condizionano da quando siamo piccoli e li sentiamo ripetere da fonti autorevoli (dagli adulti, genitori,ecc.).Questi limiti possono rimanere impressi a lungo, e limitarci per tutta la vita. 
La storia ce lo insegna, molti limiti sono mentali! Come disse nel 2009 M.Jordan nella cerimonia di ingresso nella Hall of Fame:non sorprendetevi di vedermi un giorno giocare a 50 anni. Non ridete, i limiti, come le paure, sono spesso soltanto illusioni”.


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